Cultura generale

Lavora, consuma, crepa!

Sto tornando da Roma, dove 27 potenti leader si sono ritrovati per firmare una dichiarazione, che protrae l’agonia di un’Europa falsa, che gonfia di denari le loro tasche e le tasche dei loro padroni. Padroni di un sistema che ti impone le sue leggi di vita, le sue regole. Padroni che ci dicono ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Un’Europa dove la prima regola è quella del denaro. Quella fondamentale. Tu esisti solamente se hai capacità di spesa, altrimenti devi scomparire, non hai più diritto di esistere. Sei fuori; fuori dal sistema. Sei già un fantasma, cazzo, prima ancora d’esser crepato.

Sto sorseggiando un succo di frutta nella carrozza ristorante del Frecciargento, la meraviglia ferroviaria dei corridoi europei, che in meno di 3 ore mi riporta a casa.  Una signora anziana si siede al mio stesso tavolino, accompagnata dal controllore. Deve arrivare a Bolzano, ma aveva il biglietto regionale ed era salita a Bologna. Capelli folti, occhi profondi, viso segnato dal tempo, ma una lucidità incredibile. Vive a Monaco, anzi, vi sopravvive da cittadina tedesca con 550 € al mese. Ne paga 240 d’affitto. Poi deve vivere, sì, vivere.

Ce la faccio” mi dice. Io mi chiedo come, giacché il marito ha voluto il divorzio in tarda età e più di quelli, a disposizione lei non ha. “Io voglio vivere”, ripete. “Tutto è fatto per chi se lo può permettere. Tutto è peggiorato, soprattutto l’umanità è venuta meno. Io voglio viaggiare, mi dice, ho 68 anni e voglio vivere… quello che mi rimane da vivere. Tutto è fatto per ricavarne profitto, non per far vivere la gente. Qualche anno fa con 50.000£ andavo da Bolzano a Palermo, ora ne servono 400.000£ (più di 200 fottuti euro, tanto per capirci). Se resti in una stazione perché ti fanno scendere, non sai nemmeno dove passare la notte perché le stazioni sono chiuse; se devi andare in bagno devi pagare, qualsiasi cosa ti serva per vivere la devi pagare. Che mi facciano tutti i verbali che vogliono, ma non li pagherò mai perché non mi possono impedire di vivere.

Lo dice anche al controllore mentre il treno si ferma a Verona, alle 19.45, con la prospettiva di trascorrere la notte nel piazzale della stazione. Lui le dice che deve scendere perché non ha il denaro per pagare il treno e che, se non può permettersi di viaggiare, rimanga a casa.

Certo, chiusa in una bara di cemento, offerta a prezzo agevolato dai padroni del sistema, dentro la quale seppellirti viva, nascosta alla vista dei più fino al giorno del funerale vero, quando il tuo ciclo di vita, quello voluto dal sistema, si sarà compiuto: lavora, consuma e crepa.

Il diritto di vivere, nel loro ciclo non è contemplato.

Fabio Pozzerle

 

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